SUNN O))) live 1 Giugno 2009
SUNN O))) al Locomotive (Bologna) 1 giugno 2009
"C'e chi canta dentro nei dischi perche' ci ha I figli da mantenere", cantava Enzo Jannacci tanti anni fa…
E c'e' chi va a vedere I concerti dal vivo per ballare, cantare in coro le canzoni e divertirsi. Certo non si tratta del pubblico che e' andato a vedere I Sunn O))) al Locomotive a Bologna.
Il che non significa affatto che non sia stato un concerto intenso, gratificante, finanche, cazzo, BELLO. O meglio.. sia detto che la parola concerto e' quanto di piu' inadatto per descrivere questa esperienza.
Tanto per cominciare il volume. 125 decibel di frequenze basse, e siamo alla soglia della sordita'. Il che ha reso molto difficile trovare locations per questo evento, a parte il Locomotive di Bologna, che e' in una palazzina isolata in mezzo ad un parco. Ma qualunque altro posto attiguo ad altri palazzi avrebbe prodotto, fin dalle prime note, telefonate a valanga alla Protezione Civile per denunciare scosse continuate di terremoto di inusitata persistenza.
125 decibel comunque di frequenze BASSE, sia chiaro, perche' fossero alte, non si reggerebbero tre minuti, e, nonostante la liberatoria di cui e', un po' teatralmente forse, richiesta la firma, il numero dei padiglioni auricolari rotti raggiungerebbe quantita' a tre zeri almeno….
Ma frequenze basse appunto, in onore della tradizione Earth, e note, ma piu' che altro feedbacks prolungati, per altro prodotti non da due bassi, bensi' da due chitarre.
Diciamola tutta subito: non un concerto, ma un rituale pagano.
Un'ora e quaranta di feedback senza una melodia, senza un ritmo, senza nulla di nulla, nemmeno note.
E senza che si veda neppure alcunche', perche' che tutto l'evento e' offuscato dalla produzione straordinaria di macchine del fumo bianco. Nebbia da tagliarsi col coltello. Palco offuscato di bianco, impossibile riconoscere I musicisti, non tanto per Il saio col cappuccio calato sugli occhi indossato da entrambi, ma proprio perche' il fumo e' talmente spesso & persistente da far "sentire" di star visionando una piece teatrale tratta da "Cecita'" di Saramago.
E tant'e', e va bene cosi'.
Un'ora e quaranta di un rituale pagano, in cui I due musicisti, intravisti tra il fumo bianco, che si muovono al rallentatore e spesso alzano le chitarre come fossero spade cerimoniali, celebrando se stessi e gli amplificatori, oltre alla sacralita' eterna e persistente del SUONO assoluto, il feedback.
Nulla di piu', ma nulla di assolutamente meno intenso di tutto cio', di una esperienza TOTALIZZANTE col DIO SUONO. La situazione perfetta e' chiudere gli occhi e ascoltare il lento dipanarsi di complessi e lunghi loops attraversare la mente via le orecchie, pur tappate di cera, tappi o cotone idrofilo della quasi totalita' dei partecipanti. I due officianti a questo punto cessano di essere musicisti, quanto priuttosto preti atei & strumenti essi stessi attraverso il quale si realizza IL SUONO, le frequenze basse delle superstringhe ti cui tutta la materia e' composta e grazie a cio' ESISTE.
Inutile de/scrivere altro, tutto cio' per un'ora e quaranta, forse un po' troppo, ma le esperienze totalizzanti vanno vissute in una interezza non gratificante, non divertente, ma piuttosto straniante, catalizzante. Totalizzante, appunto.
D'ora in avanti, per chi e' stat* protagonista di questa funzione mistica musicale, andare ad un concerto diverra' un'esperienza banale, priva di senso, superficiale. Ma questo Nirvana del suono doveva essere attraversato, posseduto, fatto proprio.
Ora potremo rotolare I nostri nemici giu' dalla montagna & ubriacarci di vino rosso & sfanculare tutto lo sfanculabile, perche' abbiamo colto il senso del suono supremo e ancestrale.
Una nota a margine, ma neanche troppo. Come nella migliore tradizione Residents, l'identita' dei due nostri, sotto il profilo estetico, e' sostanzialmente SEGRETA. Un tentativo di un pischellino, di attraversare con una piccola macchina fotografica la coltre di fumo e cogliere il viso dei musicisti, ha prodotto il lancio della stessa tra il pubblico.
Pero' durante l'aftershow la mitica Electric Priestess Enza Grieco con un'abilissima mossa registica inaspettata riesce a far immortalare in una fotografia la suddetta, Greg Anderson, Stephen O'Malley e Helena Velena, ma coi due Sunn O))) incredibilmente a viso scoperto!!
Ovviamente la foto, preziosa, non sara' fatta circolare pubblicamente, ma, si sappia, esiste!
Come esiste, e ora lo sappiamo, IL SUONO ASSOLUTO!
Helena Velena
(VA)
"C'e chi canta dentro nei dischi perche' ci ha I figli da mantenere", cantava Enzo Jannacci tanti anni fa…
E c'e' chi va a vedere I concerti dal vivo per ballare, cantare in coro le canzoni e divertirsi. Certo non si tratta del pubblico che e' andato a vedere I Sunn O))) al Locomotive a Bologna.
Il che non significa affatto che non sia stato un concerto intenso, gratificante, finanche, cazzo, BELLO. O meglio.. sia detto che la parola concerto e' quanto di piu' inadatto per descrivere questa esperienza.
Tanto per cominciare il volume. 125 decibel di frequenze basse, e siamo alla soglia della sordita'. Il che ha reso molto difficile trovare locations per questo evento, a parte il Locomotive di Bologna, che e' in una palazzina isolata in mezzo ad un parco. Ma qualunque altro posto attiguo ad altri palazzi avrebbe prodotto, fin dalle prime note, telefonate a valanga alla Protezione Civile per denunciare scosse continuate di terremoto di inusitata persistenza.
125 decibel comunque di frequenze BASSE, sia chiaro, perche' fossero alte, non si reggerebbero tre minuti, e, nonostante la liberatoria di cui e', un po' teatralmente forse, richiesta la firma, il numero dei padiglioni auricolari rotti raggiungerebbe quantita' a tre zeri almeno….
Ma frequenze basse appunto, in onore della tradizione Earth, e note, ma piu' che altro feedbacks prolungati, per altro prodotti non da due bassi, bensi' da due chitarre.
Diciamola tutta subito: non un concerto, ma un rituale pagano.
Un'ora e quaranta di feedback senza una melodia, senza un ritmo, senza nulla di nulla, nemmeno note.
E senza che si veda neppure alcunche', perche' che tutto l'evento e' offuscato dalla produzione straordinaria di macchine del fumo bianco. Nebbia da tagliarsi col coltello. Palco offuscato di bianco, impossibile riconoscere I musicisti, non tanto per Il saio col cappuccio calato sugli occhi indossato da entrambi, ma proprio perche' il fumo e' talmente spesso & persistente da far "sentire" di star visionando una piece teatrale tratta da "Cecita'" di Saramago.
E tant'e', e va bene cosi'.
Un'ora e quaranta di un rituale pagano, in cui I due musicisti, intravisti tra il fumo bianco, che si muovono al rallentatore e spesso alzano le chitarre come fossero spade cerimoniali, celebrando se stessi e gli amplificatori, oltre alla sacralita' eterna e persistente del SUONO assoluto, il feedback.
Nulla di piu', ma nulla di assolutamente meno intenso di tutto cio', di una esperienza TOTALIZZANTE col DIO SUONO. La situazione perfetta e' chiudere gli occhi e ascoltare il lento dipanarsi di complessi e lunghi loops attraversare la mente via le orecchie, pur tappate di cera, tappi o cotone idrofilo della quasi totalita' dei partecipanti. I due officianti a questo punto cessano di essere musicisti, quanto priuttosto preti atei & strumenti essi stessi attraverso il quale si realizza IL SUONO, le frequenze basse delle superstringhe ti cui tutta la materia e' composta e grazie a cio' ESISTE.
Inutile de/scrivere altro, tutto cio' per un'ora e quaranta, forse un po' troppo, ma le esperienze totalizzanti vanno vissute in una interezza non gratificante, non divertente, ma piuttosto straniante, catalizzante. Totalizzante, appunto.
D'ora in avanti, per chi e' stat* protagonista di questa funzione mistica musicale, andare ad un concerto diverra' un'esperienza banale, priva di senso, superficiale. Ma questo Nirvana del suono doveva essere attraversato, posseduto, fatto proprio.
Ora potremo rotolare I nostri nemici giu' dalla montagna & ubriacarci di vino rosso & sfanculare tutto lo sfanculabile, perche' abbiamo colto il senso del suono supremo e ancestrale.
Una nota a margine, ma neanche troppo. Come nella migliore tradizione Residents, l'identita' dei due nostri, sotto il profilo estetico, e' sostanzialmente SEGRETA. Un tentativo di un pischellino, di attraversare con una piccola macchina fotografica la coltre di fumo e cogliere il viso dei musicisti, ha prodotto il lancio della stessa tra il pubblico.
Pero' durante l'aftershow la mitica Electric Priestess Enza Grieco con un'abilissima mossa registica inaspettata riesce a far immortalare in una fotografia la suddetta, Greg Anderson, Stephen O'Malley e Helena Velena, ma coi due Sunn O))) incredibilmente a viso scoperto!!
Ovviamente la foto, preziosa, non sara' fatta circolare pubblicamente, ma, si sappia, esiste!
Come esiste, e ora lo sappiamo, IL SUONO ASSOLUTO!
Helena Velena
(VA)